Di Omini Rosa, del Mulino Bianco e delle Famiglie Arcobaleno

Quando porto fuori il cane, mi riprometto sempre di fare dei lunghi giri.

Ma col vento che tira, le mie promesse da marinaia si risolvono quasi sempre nelle solite rotte: una di queste è percorrere la strada del Magistrale fino ad arrivare ai Giardinidisotto. Una sfaticata, insomma.

Appena arrivata da Bologna, ero rimasta un tantino perplessa nel leggere su un cartello LOCAL POPULAR MUSEUM. Motivo dello stupore non era solo quel modernissimo stile inglisssch così bizzarro nel contesto, ma anche il fatto che per quanto cercassi non riuscivo proprio a capire dove accidenti fosse questo presunto museo. Per i curiosi, il LOCAL POPULAR MUSEUM che, per questioni di brevità chiameremo LPM, altri non è che una serie di pannelli affissi al muretto dei Giardinidisotto. L’idea curiosa è quella di far esporre periodicamente delle opere ai giovani artisti catanzaresi.

Ma quest’articolo non è sui giovani artisti catanzaresi. Non è neanche sulle passeggiate col mio cane, né sull’internazionalizzazione dei cartelli in città. Diciamo che è piuttosto legato alle mie interpretazioni alquanto originali delle opere esposte.

Già qualche anno fa avevo sfoggiato questa mia peculiarità al Marca (le produzioni contemporanee mi provocano sempre un misto tra estasi, manie suicide e perdita di materia grigia). Ai monumenti del parco era toccata la stessa sorte, non soddisfatta dalle spiegazioni cosmiche racchiuse nei cartelli esplicativi. Ma anche allo stesso LPM a dicembre avevo dato mostra di quest’abilità con le immagini del Mazzo di Luca Viapiana. Solo in un secondo momento, avevo capito che quei disegni facevano parte del nuovo Mercante in Fiera Catanzarese (che, caspita, è davvero una figata).

Ma in questa precisa passeggiata col cane mi accorgo che la maggior parte delle immagini del Mercante in Fiera sono state coperte da un rosa porcellino psichedelico.  Mi avvicino con aria sospetta; ho sempre un’aria sospetta quando mi avvicino a qualcosa di color rosa

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Per mia legittima difesa, il legame con le Unioni Civili non è del tutto fuori luogo…

porcellino psichedelico. Sarà il lavaggio mediatico, sarà l’influenza da collettivo bolognese, ma interpreto subito le immagini come pro-Unioni-civili. Faccio qualche foto e le riguardo con calma a casa. Interpretazione un po’ azzardata, in effetti.

Tramite qualche ricerca mi accorgo che non è qualcuno che si è alzato la mattina e ha deciso che voleva esprimere la sua opinione sulla questione, ma è Aluà, un artista di Catanzaro che vive a Milano. Il rosa porcellino psichedelico, a quanto pare, è presente in tutti gli omini di Aluà, e non è una scelta dettata dalla sua opinione per il ddl. Lo contatto nella speranza di chiarirmi qualche dubbio, ma l’artista non sembra particolarmente logorroico.

Lo stile ricorda qualcosa, ecco sì, ricorda incredibilmente Keith Haring. Avete presente quegli omini che invadevano diari, quaderni e qualsiasi superficie invadibile una decina d’anni fa???

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Ecco un Keith Haring.

Sarà che sono allergica a tutti i film, libri, opere d’arte, nomignoli, strade, frasi e quant’altro ricordi la parola amore, ma la mia mente si rifiuta tassativamente d’interpretare come qualcosa di romantico degli omini rosa circondati da cuori tutt’intorno o addirittura in compagnia di Cupido (che tira un’inquietante freccia direttamente nella materia grigia dei due poveri amanti: in fin dei conti, sembra più un film di Tarantino che un quadretto romantico). Preferisce fare collegamenti bizzarri come pensare le unioni civili o abbinare le farfalle nello stomaco a un elogio alla vagina.

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Non sembra proprio una vagina? O è la mia mente traviata da femminista?!?

Comunque tutta questa storia di abbinare i colori all’amore mi confonde le idee. Per qualche motivo, il rosa viene costantemente abbinato all’amore, insieme alla sua sconcia variante: il rosso. Ma a colorare anche l’uomo di rosa si rischia di confondersi le idee, dal momento che siamo abituati con i fiocchi rosa e blu per distinguere i sessi dei bambini alla nascita, più per una questione di gaffe dei parenti che per una questione di genere. Bisogna stare sempre attenti quando si abbina l’amore ai colori: ne sanno qualcosa i cittadini di Venezia che hanno scoperto che leggere Piccolo blu e piccolo giallo è un reato. Ma quindi di che colore sarà st’ammmore? Bianco-purezza come la famiglia tradizionale del Mulino Bianco? (che poi, chi l’ha vista una famiglia così faccia un fischio, che preparo le valigie) O chi, invece, il bianco preferisce vederlo in tutte le sue sfumature (vedi famiglie arcobaleno). Tutti questi colori mi confondono.

Forse sarebbe meglio vedere i colori come i cani.

Forse sarebbe meglio anche interpretare i quadri come i cani.

Di sicuro il mio cane li ha interpretati meglio di me.

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2 pensieri su “Di Omini Rosa, del Mulino Bianco e delle Famiglie Arcobaleno

    1. Ma ciao di nuovo! Guarda, da un’altra webnegata credo che in realtà non sia colpa tua, ma di WordPress perché ora bisogna pagare per avere plugin come il form di registrazione utenti. In ogni caso, come vedi, aggiorno molto poco per via del fatto che abito all’estero, quindi l’ideale è seguirmi o condividere i post; non vedo altra soluzione. Ad ogni modo, scendo fra poco in terra calabra, quindi aspettati qualche altro articolo tragicomico ben presto 😀

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